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![]() Parco naturale regionale dell'alto Appennino reggianoIl Parco del Gigante, come viene comunemente chiamato, comprende la fascia di crinale dell'Appennino reggiano per un'estensione complessiva di 23.700 ettari, cingendo alcune tra le vette più alte dell'Appennino settentrionale: Monte Cusna, Monte Prado e Alpe di Succiso, che si elevano oltre i 2.000 m. Istituito con Legge regionale nel 1988, custodisce preziosi e delicati ambienti montani, dove sono presenti molte specie botaniche rare e una ricca fauna d'alta quota. Chiari segni dell'azione di modellamento del paesaggio operata dai ghiacciai del Quaternario sono osservabili intorno a molte cime: ampi circhi glaciali, come quello che ospita le sorgenti del Secchia, chiudono la testata valliva dei principali torrenti e i depositi morenici ospitano spesso laghi, specchi d'acqua in fase di interramento e torbiere. I boschi coprono gran parte del territorio, stentando solo sulle pareti arenacee ripide e profondamente incise degli schiocchi, particolari forme erosive osservabili a tratti nelle valli dell'Ozola, del Riarbero e del Secchia. Scendendo lungo i versanti montuosi del parco si incontrano estesi boschi di faggio, nuclei spontanei di abete bianco e rimboschimenti a conifere, come la celebre abetina reale. Sulle praterie di altitudine sono presenti l'aquila reale, lo spioncello, il sordone e il raro stiaccino; tra i mammiferi, la marmotta. Vallette e brughiere conservano la maggior parte delle specie botaniche regionali considerate relitti delle glaciazioni, come il pennacchio rotondo e l'erica baccifera.Parco naturale regionale di crinale alta Val Parma e CedraComprende la fascia alto-appenninica orientale della provincia di Parma. Istituito nel 1995, ha un'estensione complessiva di 12.580 ettari, con altitudini che vanno da 746 m a 1.859 m s.l.m. Lungo le pendici che risalgono dai fondovalle sino a 900-1.000 m, il paesaggio vegetale risente maggiormente della secolare presenza dell'uomo: il clima fresco e umido e il secolare sfruttamento delle faggete per la produzione di legna hanno favorito lo sviluppo pressoché esclusivo di questa latifoglia, alternata a praterie per lo sfalcio e il pascolo, segnate da siepi, filari alberati e muretti a secco, più frequenti intorno ai centri abitati. Dai 900-1.000 m sino ai 1.700 ancora i boschi di faggio rivestono i versanti montani e incorniciano le conche lacustri, interrompendosi in corrispondenza di radure prative e affioramenti rocciosi, sui quali cresce una rada vegetazione in prevalenza di felci. Nel parco sono visibili specchi d'acqua privi di vegetazione, in genere alle quote più elevate, altri sono circondati da una fascia di piante palustri e altri ancora sono portati gradualmente a interrarsi per evoluzione naturale. Oltre il limite degli alberi, segnato da faggi cespugliosi e contorti, le zone sommitali fino al crinale sono rivestite da basse brughiere e praterie, protette nei mesi invernali da spesse coltri di neve e in grado di resistere ai venti che spazzano le cime tutto l'anno. I boschi cresciuti sui detriti morenici sono stati in passato sostituiti con castagneti da frutto, che dal dopoguerra hanno subito un lento abbandono. Nel parco, tuttavia, sopravvivono castagneti ben curati. Nell'alta Valle del Parma, isolati nuclei spontanei di abete bianco, abete rosso e tasso sono preziose testimonianze di un remoto paesaggio forestale ormai scomparso, rappresentano cioè i relitti di boschi ben più estesi che in epoche remote rivestivano i rilievi appenninici. Le condizioni climatiche succedutesi su queste montagne dopo l'ultima glaciazione favorirono la formazione di boschi di abete bianco e in seguito di abete rosso, mentre il clima attuale, adatto al faggio, ha provocato la graduale regressione di queste conifere. Anche lo sfruttamento da parte dell'uomo del pregiato legname di abete ha accelerato il naturale declino di queste specie. I nuclei relitti tutelati nel parco conservano un patrimonio genetico unico e originale, utile agli studiosi per ricostruire la storia naturale di questi luoghi, e sono un prezioso serbatoio di diversità biologica per i boschi appenninici. ... continua a leggere ...![]() ![]() |
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